La legalità della cannabis varia da Paese a Paese e dipende da alcuni fattori: possesso, distribuzione, coltivazione, modalità e motivo di consumo, in particolare se quest’ultimo riguarda usi medici e curativi.  

Nel 1996 la California è stato il primo Stato al mondo a legalizzare la cannabis a scopo terapeutico dopo il periodo proibizionista. Oggi, la cannabis è considerata legale in diversi Paesi, ma le normative variano molto in funzione del suo utilizzo: agricolo, terapeutico o ricreativo.

 

Paesi in cui la cannabis è legale: uso terapeutico e uso agricolo

I Paesi ad aver legalizzato l’uso medico-scientifico della cannabis sono: Australia, Canada, Cile, Colombia, Germania, Grecia, Israele, Italia, Paesi Bassi, Perù, Polonia e Regno Unito. Negli Stati Uniti sono 31 gli stati federali ad aver reso legale l’impiego terapeutico della pianta.

Di recente, la cannabis terapeutica è stata tolta dalla Tabella IV (la più restrittiva, nella quale si trovano sostanze come eroina e cocaina), proprio in virtù dei suoi utilizzi terapeutici. L’ONU ha quindi riconosciuto ufficialmente le sue proprietà medicinali in un voto espresso a Vienna dagli Stati Membri, nel corso della Commissione droghe delle Nazioni unite (CND) che ha votato le sei raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra le quali anche la declassificazione della cannabis terapeutica dalla famigerata tabella. Questa decisione storica sicuramente aprirà nuovi scenari mondiali di legalizzazione ai fini della ricerca scientifica

L’utilizzo in campo agricolo prevede in Italia e in altri Paesi il consumo, la produzione e il commercio di Cannabis sativa L., nome scientifico della pianta di canapa della varietà sativa, accuratamente selezionata per non provocare effetti stupefacenti, anche se ingerita o inalata. Tale tipologia di canapa, chiamata “cannabis light”, contiene dunque bassissime quantità di delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) e un’elevata percentuale di cannabidiolo (CBD). Viene generalmente utilizzata per ridurre l’impatto ambientale in agricoltura, produrre forniture industriali, artigianali e alimentari, e tanto altro ancora.

Uso ricreativo. Tra legalità e proibizionismo

Lo scopo ricreativo è quello più difficile da accettare e normare per la maggior parte dei Paesi nel mondo. I suoi effetti si affidano ad alti contenuti di THC e non dipendono tanto dal tipo di canapa (sativa o indica), quanto da fattori soggettivi. Il consumo di cannabis a scopo ricreativo è soggetto ancora a un forte proibizionismo; tuttavia, a tale ambito d’utilizzo, può essere ricondotta anche la cannabis light, adoperata per le sue proprietà rilassanti, antinfiammatorie e calmanti. 

Tra i Paesi che hanno reso completamente legale la vendita e il consumo a scopo ricreativo, ricordiamo il Canada che il 17 ottobre 2018 ha emanato specifica normativa in materia. In Uruguay, la cannabis a scopo ricreativo è diventata legale a partire dal 2013: qualsiasi maggiorenne, previa iscrizione a un apposito albo consumatori, può farne liberamente uso. Negli Stati Uniti, nonostante sia illegale a livello federale, il consumo e la vendita a scopo ricreativo è legale in alcuni stati, quali Oregon, Nevada, California, Alaska, Washington, Colorado e Columbia. Nei Paesi in cui non vige alcuna normativa ad hoc, come il Bangladesh, il consumo, la produzione e la vendita di cannabis risultano essere totalmente legali.

Vi sono poi molti Paesi nei quali il consumo è legale solamente in parte. L’Olanda, famosa in tutto il mondo come la patria del libero consumo, è stata, sì, la prima a introdurre una politica tollerante verso i consumatori (1° gennaio 2001), ma questa tolleranza si limita ai coffee shop, al di fuori dei quali la cannabis continua a essere considerata illegale e la detenzione di una quantità superiore ai 5 grammi è reato. La Spagna adotta misure non dissimili da quelle olandesi, legalizzando l’uso e la vendita di cannabis unicamente in alcuni locali appositi. In Portogallo, invece, è legale il possesso, ma è vietata la compravendita. Nella Repubblica Ceca, è vietata la vendita, mentre l’uso e la coltivazione personale sono generalmente tollerati fino a un massimo di 15 grammi. Anche in Germania l’uso personale è consentito, mentre la compravendita è vietata.

Nella maggior parte dei Paesi dell’America Latina, il possesso e l’uso non sono illegali, ma vengono penalizzati aspetti e pratiche particolari, come, ad esempio, l’uso di gruppo in Cile; in Messico, l’uso e la coltivazione sono perseguibili, a meno che non si ottengano permessi speciali; in Brasile, vi è una netta distinzione tra trafficanti e consumatori, ecc.

Infine, tra gli usi ricreativi ammessi, possiamo fare cenno agli impieghi in ambito religioso (cerimonie, rituali, liturgie, ecc.) in Paesi quali India e Giamaica.

 

La situazione in Italia

In altri Paesi ancora, ad esempio l’Italia, il Paraguay e l’Australia, il consumo ricreativo di cannabis è stato soggetto a forti depenalizzazioni, pur restando illegale. Il consumo medico, con prescrizione, è invece consentito e la coltivazione di canapa light è ampiamente praticata. 

In Italia, l’impiego a fini curativi prevede l’utilizzo di Cannabis FM-2 (con THC compreso tra il 5 e l’8% e CBD compreso tra il 7,5 e il 12%) e Cannabis FM-1 (con THC compreso tra il 13 e il 20%, e CBD inferiore all’1%), varietà prodotte presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze.

Nel nostro Paese, la coltivazione di cannabis sativa è regolamentata dalla legge 242/2016, in vigore dal 14 gennaio 2017. Tale legge permette la coltivazione e il commercio di canapa per diversi scopi, tra i quali quello agricolo, quello alimentare e quello didattico. In realtà, però, non ne proibisce gli altri usi non citati, tra i quali quello ricreativo.