Negli ultimi tempi, il mercato delle sigarette elettroniche si è evoluto in maniera così marcata, da contemplare ad oggi anche la possibilità di utilizzare liquidi derivanti dalla lavorazione della cannabis light. L’impiego di tali prodotti è un argomento al momento molto dibattuto in Italia, in tanti infatti si domandano se sia legale e se qualsiasi fumatore possa ricorrervi.

 

Il CBD per e-liquid totalmente legali

Per rispondere ai dubbi in merito alla legalità del prodotto, basta fare riferimento alla legge 242 del 2016, in vigore dal 14 gennaio 2017, che prevede la possibilità di commercializzare prodotti a base di canapa solo se presentano un ridotto contenuto di tetracannabidiolo (THC).

Il principio attivo responsabile del caratteristico effetto psicotropo può essere presente allo 0,2%, con un’oscillazione al massimo limite di tolleranza imposto allo 0,6%. Ciò significa che il liquido alla cannabis per la propria sigaretta elettronica non può contenere THC (se non a livelli infinitesimali, come da apposita normativa), ma può contenere l’altro rinomato componente non psicotropo, il cannabidiolo (CBD), che non procura alcun “effetto stupefacente”. In breve, il CBD presente negli e-liquid in Italia è considerato legale, poiché la regolamentazione imposta dalla legge coinvolge essenzialmente solo la concentrazione del THC. 

 

Liquidi a base di cannabis legale

Ma perché scegliere sigarette elettroniche con liquidi a base di cannabis light? Questi prodotti sono normalissimo e-liquid, con la differenza che possiedono un’alta concentrazione di CBD. Perciò, possono essere caricati normalmente nella cartuccia dell’e-cig e “svapati” senza difficoltà. Naturalmente, data la quasi totale assenza di THC, il consumo non provoca alcuna assuefazione, anzi viene effettuato principalmente per alleviare sintomi da ansia, stress o combattere l’insonnia, oppure semplicemente per ritagliarsi dei momenti di relax, grazie agli effetti benefici accertati che il CBD determina sul nostro organismo. 

L’e-liquid al CBD è, per sua stessa definizione, concentrato. Il che significa che chi è abituato a utilizzare i tradizionali prodotti per sigarette elettroniche inizialmente dovrà porre attenzione al livello di concentrazione (in genere, le quantità vanno dai 20 ai 200 milligrammi di CBD per 10 millilitri di liquido). È possibile scegliere l’e-liquid in base al concentrato che si preferisce: coloro che non hanno mai utilizzato prodotti a base di CBD dovrebbero cominciare gradualmente, selezionando quelli dalla concentrazione più bassa e, solamente se necessario, variare col tempo. 

 

Come scegliere i prodotti più adatti

La scelta del liquido a base di cannabis light viene guidata non solo dai livelli di concentrazione del CBD presenti, ma anche dai gusti personali: in commercio, si trova un’ampia varietà di aromi che conferiscono un tocco più gradevole al liquido, così da combinare sapori ed effetti benefici su mente e corpo. Dagli e-liquid CBD ai gusti fruttati, totalmente privi di THC e nicotina, alla varietà cosiddetta Skunk, più forte e incisiva al palato e dagli effetti più marcati, ognuno potrà sperimentare con piacere tutto ciò la cannabis light può offrire, nel totale rispetto delle normative vigenti. 

Inoltre, esiste la possibilità di aggiungere, seguendo le dovute istruzioni, aromi o olii al CBD ai liquidi per le sigarette elettroniche presenti sul mercato, così da diluirli e miscelarli insieme alle altre sostanze contenute, come glicerina, acqua e altri elementi. La scelta è totalmente soggettiva: dal sapore alle fragranze, dai livelli di nicotina a quelli di CBD, è possibile selezionare molteplici prodotti per assicurarsi la migliore esperienza possibile.

 

Canapando, la qualità senza rischi

In generale, è sempre consigliabile fare uso di un liquido qualitativamente eccellente, derivato dalle migliori genetiche, in modo da non andare incontro a rischi e regalarsi un momento di puro piacere. 

Per un consumo di prodotti naturali, biologici al 100% e certificati, noi di Canapando offriamo un’ampia e accurata selezione sia di prodotti liquidi derivati dalla canapa contenenti CBD, come olii e aromi, sia di infiorescenze. Entrambe le tipologie di prodotto possono essere usate per lo “svapo”, ma in modalità diversa: mentre il CBD liquido può essere vaporizzato tramite la sigaretta elettronica, le infiorescenze vanno vaporizzate tramite apposite apparecchiature, ovvero sigarette elettroniche prive di atomizzatore per la vaporizzazione del liquido, ma dotate di camera di riscaldamento. Ai fumatori e non, noi di Canapando offriamo entrambe queste soluzioni e molto altro ancora.

Il 2 dicembre 2020, con 27 voti a favore (Italia inclusa) l’ONU ha rimosso la cannabis dalla tabella delle sostanze illegali. Nel dettaglio, è stata eliminata dalla Tabella IV, relativa alle “sostanze a rischio particolarmente forte di abuso e senza alcuna utilità terapeutica”, secondo la granitica convenzione del 1961 che classificava piante e derivati psicoattivi a seconda della loro pericolosità. 

 

Una decisione storica

La 63esima sessione della Commission on Narcotic Drugs (CND) dell’ONU ha presso una decisione storica sulla pianta più usata, tra quelle considerate stupefacenti: ha ufficialmente riconosciuto il valore terapeutico della cannabis. Con una maggioranza non proprio larghissima (27 voti a favore, 25 contrari e 1 astenuto), la Commissione droghe delle Nazioni unite ha derubricato una sostanza presente nelle convenzioni, rompendo un tabù consolidato in anni di vero e proprio proibizionismo. 

 

L’inizio di una nuova era 

La decisione della CND è il primo cambio di rotta nel sistema internazionale del controllo delle sostanze stupefacenti. La massima autorità sanitaria mondiale, l’OMS, è riuscita a convincere quelle Nazioni, che hanno da sempre dichiarato guerra alla droga, che la cannabis non è la “pianta del demonio”, bensì una risorsa terapeutica sulla quale investire e fare ricerca. La prima conseguenza di questa nuova impostazione è che la cannabis non sarà più soggetta alle “misure speciali di controllo” previste per le sostanze presenti in Tabella IV e sarà quindi possibile per tutti i Paesi introdurre legislazioni per sostenerne la produzione a uso medico.

 

Un processo complicato

Il processo per arrivare a questa storica decisione è stato lungo e non privo di ostacoli: dalla presentazione ufficiale da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) rimandata di un mese, ai due rinvii alla CND che facevano presagire un tentativo di far saltare il voto. È rarissimo che il parere scientifico dell’OMS arrivi in aula per uno scrutinio e non approvato all’unanimità. Pesava la ferma opposizione di Russia e Cina, e di molti Paesi asiatici e africani. Nella conta finale è stato determinante il parere positivo dell’Unione Europea (Italia inclusa, ma con defezione dell’Ungheria) che ha votato a favore di 4 delle 6 raccomandazioni. 

 

Cade un tabù, vince la società civile

A Vienna cade un tabù ed è una vittoria delle associazioni della società civile, che a livello nazionale, europeo e globale hanno lavorato per questa svolta. Già nel maggio 2018, queste stesse associazioni avevano depositato all’OMS una memoria sull’esperienza allora decennale della cannabis terapeutica in Italia, mentre in questa sessione hanno presentato un documento firmato da un centinaio di ONG internazionali, a sostegno dell’approvazione delle raccomandazioni. Ora la politica italiana non ha più scusanti per non completare il quadro normativo e, allo stesso tempo, ampliare la produzione italiana di cannabis terapeutica.