Il mito dei padri fondatori e la marijuana: George Washington e Thomas Jefferson
La relazione tra George Washington, Thomas Jefferson e la cannabis è una leggenda dura a morire e che da tempo affascina gli amatori di tutto il mondo.
Seppur molti sostengano che i padri fondatori coltivassero canapa e che ne fossero anche consumatori, ricostruire i fatti storici veritieri può rivelarsi molto complesso.
Partendo dalle loro pratiche agricole, analizziamo quanto ci sia di vero in questi gossip.
Una distinzione botanica e storica
Innanzitutto è essenziale distinguere tra canapa e marijuana. Botanicamente, entrambe derivano dalla pianta di Cannabis sativa, ma le due hanno scopi diversi. La canapa industriale, coltivata dai padri fondatori, contiene quantità minime di THC, il composto psicoattivo responsabile degli effetti “inebrianti” della cannabis. E già all’epoca la canapa veniva utilizzata principalmente per produrre corde, vele, tessuti e carta.
Infatti, nel XVIII secolo, la canapa era un’importante coltura in Virginia e in altre colonie americane. Era così significativa che, in alcune contee, i cittadini potevano persino pagare le tasse con essa. Tuttavia, non ci sono prove che i fondatori coltivassero canapa per uso ricreativo.
George Washington, il coltivatore di canapa di Mount Vernon
George Washington iniziò a coltivare canapa nella sua piantagione di Mount Vernon intorno al 1765. Nei suoi diari, Washington descrive il processo di separazione delle piante maschili da quelle femminili. Questo dettaglio ha alimentato le speculazioni sul suo riguardo: poiché le piante femminili contengono più THC, alcuni ipotizzano che Washington intendesse coltivare canapa psicoattiva. Tuttavia, la spiegazione più probabile è agricola. Le piante maschili producevano fibre più resistenti, mentre quelle femminili erano necessarie per ottenere semi per la semina.
Nonostante gli sforzi, Washington non riuscì a rendere la coltivazione della canapa un’impresa redditizia. Usò le fibre principalmente per corde e reti da pesca. Il Mount Vernon ufficiale conferma che la coltivazione era strettamente legata a usi industriali e agricoli, senza alcuna menzione di consumo personale.
Thomas Jefferson: innovatore nella lavorazione della canapa
Anche Thomas Jefferson coltivava canapa nelle sue proprietà. Non solo, inventò una macchina chiamata “hemp brake” per separare le fibre dalla pianta, migliorando l’efficienza della lavorazione. Jefferson era noto per il suo approccio scientifico all’agricoltura, e il suo interesse per la canapa era probabilmente legato al suo potenziale economico e industriale.
Infatti era sua consuetudine scambiare semi di canapa con altri agricoltori e sperimentare nuove tecniche di coltivazione. Nonostante questi sforzi, come Washington, non riuscì mai a trarre grandi profitti da questa coltura.
I padri fondatori fumavano cannabis?
Le speculazioni sull’uso personale di cannabis da parte dei padri fondatori derivano in parte dall’assenza di stigma sociale nei confronti della cannabis nel XVIII secolo. Purtroppo per noi però non esistono prove concrete che Washington o Jefferson abbiano mai consumato canapa per uso ricreativo.
Un diario di Washington del 1765 menziona la separazione delle piante maschili e femminili, ma il contesto è chiaramente agricolo. Anche Jefferson, nei suoi scritti, parla della canapa in termini di raccolta e utilizzo industriale. Senza testimonianze dirette o prove materiali, l’idea che fossero “fumatori” rimane nel regno della speculazione.
La leggenda che George Washington e Thomas Jefferson fossero consumatori di cannabis è stata alimentata dalla cultura popolare. Film come Dazed and Confused (1993) e romanzi come Mason & Dixon di Thomas Pynchon immaginano i padri fondatori mentre condividono una canna. Queste rappresentazioni, sebbene divertenti, non sono basate su fatti storici.
Un mito popolare attribuisce a Washington la frase: “Make the most of the hemp seed. Sow it everywhere.” (“Ottieni il massimo dal seme di canapa. Seminane ovunque”). Sebbene Washington abbia incoraggiato la coltivazione della canapa, questa frase sembra essere stata travisata o inventata.
La canapa nella società del XVIII secolo
Nel XVIII secolo, la canapa era considerata una risorsa preziosa. I coloni americani la utilizzavano per corde, vele e tessuti, elementi essenziali in un’economia basata sull’agricoltura e sul commercio marittimo. Gli incentivi del Parlamento britannico per la coltivazione della canapa dimostrano quanto fosse importante come materia prima.
Nonostante la sua utilità, la canapa non era però una coltura facile ai tempi. Le tecniche di lavorazione richiedevano molta manodopera, spesso svolta da schiavi nelle piantagioni. Questo rendeva la canapa una scelta meno redditizia rispetto ad altre colture come il tabacco o il grano.
L’idea che Washington, Jefferson e altri padri fondatori fossero consumatori di marijuana potrebbe essere nata dalla confusione tra la canapa industriale e la marijuana. Inoltre, l’assenza di documentazione che smentisca esplicitamente queste affermazioni ha lasciato spazio all’immaginazione popolare. Un articolo del 1971 nell’Ann Arbor Sun attribuiva ai padri fondatori l’uso ricreativo della marijuana, citando lettere “perdute” che descrivevano il piacere di fumare cannabis. Tuttavia, questa storia si è rivelata essere una bufala.
Inoltre è importante ricordare che la canapa coltivata da Washington e Jefferson aveva livelli di THC troppo bassi per avere effetti psicoattivi significativi. Anche se avessero tentato di fumarla, difficilmente avrebbero ottenuto l’effetto desiderato.
Canapa: da ieri a oggi
Sebbene Washington e Jefferson non fossero fumatori di marijuana, il loro lavoro con la canapa ha lasciato un’eredità duratura. La pianta sta vivendo una rinascita come materiale sostenibile, utilizzata per produrre tessuti, carta, bioplastica e persino componenti automobilistici.
Nel 2018, il Mount Vernon ha reintrodotto la coltivazione di canapa come parte di un progetto educativo. Questo dimostra come la pianta continui a essere rilevante, non solo storicamente, ma anche nel contesto moderno.
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