“Un plauso al Ministro Dott.ssa Dadone, imbarazzo per il silenzio del Ministro Speranza e per l’ignoranza di una destra pilotata da leader ipocriti che ancora fingono di non distinguere le droghe che uccidono: tabacco, cocaina, alcol ed eroina da una pianta “ la Cannabis ” che non ha mai ucciso nessuno, non è dannosa ma cura l’uomo e l’ambiente”

L’assoluzione di Walter de Benedetto

L’assoluzione da parte del Tribunale di Arezzo di Walter De Benedetto rappresenta sicuramente una pagina importante nella lotta alla demonizzazione della cannabis nel nostro paese. Purtroppo però è solo un piccolo passo verso una tutela dei diritti civili reale e completa.

Basti pensare che era il 28 aprile del 2007 quando con il Decreto Turco si riconobbe in Italia l’efficacia terapeutica del Thc, il principio attivo più importante della cannabis, per il trattamento del dolore cronico.

Sono passati quattordici anni quindi, e ancora una volta a prendere le decisioni più coraggiosi su temi controversi come quello della cannabis non è la politica, come dovrebbe essere in un paese normale, bensì la magistratura.

Non stupisce quindi che tra gli esponenti del governo solo la ministra per le Politiche Giovanili con delega alle politiche antidroga abbia avuto il coraggio di dire la sua. “Festeggio una giornata storica. Questa sentenza è naturale, ovvia, scontata così come sono irrazionali le argomentazioni di chi dice che i malati hanno accesso alla cannabis terapeutica in Italia e che va tutto bene.”

Inquietante e paradossale invece il silenzio del Ministro della Salute Speranza, che dovrebbe essere il più interessato a questa vicenda.

La sentenza di due giorni fa rappresenta una pietra miliare nella salvaguardia di un diritto fondamentale e inalienabile come quello alla salute. Ricordiamo infatti che la serra di cannabis messa in attività da De Benedetto nel suo giardino era solo l’urlo disperato di un malato cronico in preda al dolore. Questo perché le dispensazioni di infiorescenze ai malati, oltre ad essere piuttosto care (circa 7 euro al grammo), sono da sempre insufficienti e capita ai pazienti che hanno regolare prescrizione di dover aspettare mesi. Tutto ciò a causa di una pesantissima burocrazia che non permette di aumentare i flussi di importazione dall’Olanda in maniera snella, visto che la quantità prodotta dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico militare di Firenze arriva a malapena a coprire 20% della cannabis medica dispensata in Italia.

Per cambiare la situazione ci sono alcune cose che si possono fare già oggi: autorizzare altri enti privati e pubblici a produrre cannabis terapeutica, aumentare importazione dall’Olanda (non basta incrementarla al ritmo di 250 Kg all’anno) e un’ulteriore sforzo nella produzione da parte dello stabilimento militare.

Quello che è più importante però, è la tempistica con cui arriva questa sentenza. Siamo infatti in pieno dibattito, finalmente anche in Parlamento, affinché si arrivi a una liberalizzazione efficace della cannabis, quanto meno a livello terapeutico. Il disegno di legge del deputato M5S Licatini infatti è un’occasione concreta per depenalizzare la coltivazione domestica, sebbene introduca soltanto una piccola modifica al testo unico in materia di stupefacenti. Il testo del progetto di legge recita: “In caso di attività di coltivazione di cannabis di minime dimensioni svolte in forma domestica e che per le rudimentali tecniche utilizzate, per lo scarso numero di piante, per il modesto quantitativo di prodotto ricavabile e per la mancanza di ulteriori circostanze dell’azione che ne indichino l’immissione nel mercato delle sostanze stupefacenti appaiono destinate in via esclusiva ad un uso personale del coltivatore, non si applicano le disposizioni degli articoli 73 e 75”, ovvero il reato di coltivazione di sostanze stupefacenti. La coltivazione di cannabis a casa e per uso personale, si legge nella relazione introduttiva al testo, è “una condotta inoffensiva, in linea con quanto affermato dalla recente giurisprudenza.

L’auspicio quindi è che il Parlamento riesca finalmente a modificare una legge criminogena che riempie le galere di disperati e consegna miliardi di euro alle mafie e alla criminalità. La speranza è che in onore della ragionevolezza e contro un proibizionismo becero che ha fallito per decenni si riesca finalmente a ridare dignità a malati, consumatori e coltivatori di una pianta ingiustamente demonizzata.