La Commissione europea ci ripensa: il cannabidiolo (CBD) non solo non è più classificato come un narcotico, ma può essere qualificato addirittura come “alimento”. Quest’affermazione dal sapore rivoluzionario rientra nel quadro del cambiamento in atto a seguito della sentenza con la quale la Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) ha stabilito che “i prodotti a base di CBD devono godere della stessa libera circolazione di merci tra gli Stati membri come qualsiasi altro prodotto”. 

 

Una notizia attesa a lungo 

Il cambiamento di rotta è davvero recente: soltanto la scorsa estate la Commissione aveva ritenuto che il CBD non è un medicinale e altri estratti naturali di fiori di canapa – spesso presenti negli alimenti, negli integratori alimentari e nei cosmetici a base di cannabis – sarebbero dovuti essere considerati narcotici (“sostanze psicotrope”) in tutta l’Unione Europea.  

Tuttavia, all’indomani del decreto della Corte di giustizia dell’Unione europea sulla “non tossicità del CBD” e della storica decisione dell’ONU di riconoscerne il valore terapeutico, la Commissione per la Salute Pubblica e la Sicurezza degli Alimenti della Commissione europea ha inviato una lettera risolutiva all’European Industrial Hemp Association (EIHA), a seguito del ricorso rispetto alla sospensione dello scorso luglio del processo di autorizzazione sull’utilizzo del CBD a scopo alimentare.

 

Una definizione netta e inequivocabile

Nella lettera, la Commissione afferma: “Alla luce dei commenti ricevuti dai ricorrenti e della recente sentenza della Corte nella causa C-663/184, la Commissione ha riesaminato la sua valutazione preliminare e conclude che il cannabidiolo non dovrebbe essere significato della Convenzione unica delle Nazioni Unite sugli stupefacenti del 1961 in quanto non ha effetto psicotropo. Di conseguenza, il cannabidiolo può essere qualificato come alimento, a condizione che siano soddisfatte anche le altre condizioni dell’articolo 2 del regolamento (CE) n. 178/2002″.

Classificando il cannabidiolo come alimento, la Commissione europea si è posta l’obiettivo di chiarire la questione una volta per tutte e riaprire il dossier.

 

La soddisfazione dell’EIHA

Non ha tardato ad arrivare l’entusiasta reazione dall’Associazione Europea della Canapa Industriale (EIHA), che ha manifestato la propria soddisfazione con le seguenti parole: “Come previsto, la sentenza della Corte di giustizia europea ha avuto un effetto positivo sulla posizione della Commissione. Ora che il CBD può essere qualificato come alimento, la richiesta di registrazione come Novel Food da parte dell’EIHA è pronta a garantire la valutazione della sicurezza e gli standard per il nostro settore in crescita”, afferma Lorenza Romanese, Amministratore Delegato dell’EIHA. “Accogliamo con favore anche il voto delle Nazioni Unite, che porta a un approccio scientifico moderno e solido riguardo alla cannabis in generale”.

L’Associazione ha in sospeso le domande di nuovi alimenti, bloccate dalla precedente “valutazione preliminare” della Commissione europea. Con il capovolgimento della situazione, le candidature possono ora andare avanti e gli operatori della canapa industriale europea possono tirare un sospiro di sollievo.