Semi di CBD Autofiorenti: la commissione europea approva

Svolta epocale per gli agricoltori di canapa: la Commissione Europea ha approvato i primi semi di canapa “Autofiorenti”, inserendoli ufficialmente nel Catalogo Comune Europeo.

Merito della CBD Seed Europe, azienda produttrice con sede in Bulgaria, che ha smosso le acque del consiglio europeo al fine di ridare nuova linfa alla catena di produzione dei paesi del nord. Gli agricoltori in territori dal clima più rigido, infatti, potranno ora pensare di entrare nel mercato, abbattendo in modo significativo non solo i costi implicati nella coltivazione di capana, ma anche ogni ostacolo di tipo climatico. 

Americo Folcarelli, fondatore di CBD Seed Europe, ha dichiarato: “Questa è davvero una svolta nel settore del CBD e sono molto orgoglioso del duro lavoro dei nostri selezionatori e del nostro team di ricerca genetica nel realizzare ciò che tutti pensavano fosse impossibile in base ai rigidi requisiti dell’UE”.

Ma la normalizzazione dei semi di CBD Autofiorenti come condizionerà il mercato e la produzione di Canapa in Europa? E, soprattutto, cosa intendiamo quando parliamo di semi “autofiorenti”?

Scoprilo leggendo questo articolo. 

Cosa sono i semi di CBD autofiorenti?

Le piante di Cannabis sono “fotoperiodiche”, il che significa che seguono in ciclo di crescita strettamente dipendente dall’intensità e dalla durata della luce.

Ciò implica che usualmente il processo di fioritura avviene in periodi come la fine dell’estate, quando generalmente le piante hanno assorbito la luce necessaria per poter sbocciare. 

Per i coltivatori dei paesi del nord, che per cause puramente climatiche godono di minor tempo di luce, quello della luminosità diventa uno degli ostacoli principali e tra i più costosi, in quanto implica un controllo rigoroso dell’illuminazione dell’ambiente. 

È in questo contesto specifico che entrano in gioco, con un certo vigore, le specie autofiorenti di Canapa. La particolarità di questi semi, come è facilmente intuibile dal nome, è che sono in grado di passare dalla fase vegetativa a quella di fioritura senza dipendere dai cicli di luce stagionali.

Una mutazione, questa, che avviene solitamente entro le quattro settimane dopo la germinazione. 

Un gran bel passo avanti per gli agricoltori nordici, anche se sorge spontaneo il sospetto sul perché, questa specie autofiorente, abbia atteso così tanto prima di essere introdotta nel Catalogo Comune Europeo. 

Saranno state le norme e i controlli stringenti dell’Unione Europea o sarà stata la presenza di numerosi fenotipi ad aver rallentato il processo di normalizzazione, ma una cosa è certa: il mercato della cannabis non conosce arresto, ma è sempre in continua evoluzione. 

Pro e contro dell’autofiorente

Queste varietà offrono una serie di vantaggi ai coltivatori. Essendo meno dipendenti dalla luce, possono essere coltivate durante i mesi invernali.

Ciò significa anche che sono molto più adatte alle operazioni di coltivazione all’aperto, dove non c’è un controllo preciso delle condizioni di luce.

Per chi coltiva al chiuso, la riduzione della quantità di luce necessaria può ridurre significativamente le spese e l’impronta di carbonio dei coltivatori.

Inoltre, il breve ciclo di vita consente ai coltivatori di effettuare più coltivazioni in un’unica stagione di crescita, mentre le dimensioni compatte e la rapida fioritura rendono le piante adatte a essere piantate più densamente, consentendo di coltivare circa il doppio delle piante.

La combinazione di questi fattori rende le varietà autofiorenti una proposta molto più attraente per i coltivatori che si avvicinano per la prima volta alla coltivazione della canapa.

Naturalmente, ci sono anche degli svantaggi rispetto alle varietà tradizionali. Come descritto in precedenza, la genetica dei ceppi autofiorenti può essere meno stabile, con conseguenti maggiori variazioni tra le singole piante con un gran numero di fenotipi.

Sebbene la natura automatica del processo di fioritura abbia i suoi vantaggi, significa anche che c’è meno possibilità di controllo, limitando la capacità di manipolare le dimensioni delle piante o di recuperare da problemi come la cimatura o la potatura.

Sebbene le piante possano essere coltivate in modo molto più denso, le piante autofiorenti tendono a produrre rese minori e spesso presentano livelli di CBD inferiori rispetto alle varietà a fotoperiodo tradizionale.

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