Giovedì 9 dicembre il Partito Democratico ha presentato un emendamento alla Legge di Bilancio che propone il Monopolio di Stato per i derivati della cannabis. L’idea di fondo è quella di considerare i quest’ultimi come prodotti da inalazione, al pari dei tabacchi e dei liquidi da inazione contenenti nicotina. In tal modo solo i tabaccai avrebbero la rivendita in via esclusiva di questi prodotti. Secondo l’emendamento sarebbe quindi vietata la vendita al dettaglio di “prodotti della cannabis, compresi i derivati, con una percentuale di tetraidrocannabinolo (THC) superiore allo 0,2 per cento, i loro analoghi e le sostanze ottenute per sintesi o semisintesi che siano riconducibili per struttura chimica o per effetto farmaco-tossicologico al tetraidrocannabinolo”.

Chiediamo da anni che venga seriamente regolamentata la vendita al dettaglio di infiorescenze di cannabis light, ma non ci sembra questo il modo più opportuno. Non intendiamo soffermarci troppo sull’eventuale irresponsabile emorragia occupazionale che si avrebbe in uno dei pochi settori giovani e dinamici in Italia. Piuttosto, vogliamo sottolineare come la cannabis non sia un prodotto come un altro, in quanto necessita di persone competenti che informino il pubblico nel modo più corretto sulle sue proprietà e i suoi utilizzi. Le persone che entrano nei nostri negozi non acquistano semplicemente un pacchetto di infiorescenze, ma ci chiedono informazioni su tanti aspetti della pianta (anche terapeutici), che un tabaccaio non può fornire. Chi viene da Canapando non è infatti un semplice cliente, è piuttosto un appassionato, una persona che ha fame di informazioni, se non addirittura un paziente. Per tutti questi motivi i tabaccai non possono avere la rivendita esclusiva di infiorescenze di cannabis. Non sarebbero in grado di informare, in primis perché non sono specialisti del settore, né, in secondo luogo, avrebbero il tempo di farlo visto gli innumerevoli servizi e generi merceologici che vendono.

Ben venga il monopolio, se questo significa maggior tracciabilità e qualità dei prodotti, ma non si possono escludere tutte quelle attività che per anni ci hanno messo la faccia, rischiando sulla propria pelle a causa di un vuoto normativo di cui la classe politica è colpevole.